La montagna incantata, o magica. Il desiderio di chiudersi in un sanatorio, come Hans Castorp. La sedia a sdraio, la coperta, un paio di libri. Stare lì fermi davanti a un paesaggio innevato, sentire il sole sul viso, lasciar scorrere il tempo senza una direzione, vivere il suo moto circolare. Certo, come dice Settembrini: “Malattia e disperazione sono anch’esse talvolta forme di sciatteria.”
“Ma qual è, domandiamo seguendo forse anche noi ragionamenti settembriniani, qual è quel problematico incidente che paralizza ed elimina il giudizio umano, lo priva del diritto che vi ha, o meglio lo induce a rinunziare a questo diritto con folle giubilo? Non ne chiediamo il nome poichè tutti lo sanno.”
La montagna magica, Thomas Mann, 1924