“Era tutto quel che sapeva, tutto quello che poteva sperare di capire. Le labbra mute sul cuscino gli rifiutavano ogni ulteriore spiegazione: a meno che, in effetti, non gli avessero già detto ogni cosa quando l’avevano baciato sulla fronte. Sì, ora riusciva a leggere in quell’addio tutto ciò che il suo cuore desiderava…”
Siamo abituati a pensar bene di noi stessi e poco importa se le nostre azioni ci contraddicono, la bella immagine che abbiamo creato per amarci spesso sopravvive alla smentita. Le giustificazioni sono a buon mercato per tutti ma non per Lily Bart, la bella e raffinata, ma povera di mezzi, che incontriamo nel romanzo di Edith Wharton, La casa della gioia.
Lily si giudica senza ritegno e in definitiva si disprezza.
Si crede cinica e avida, e di sé ha in mente il desolante ritratto di una crudele predatrice, priva di qualsiasi senso morale. Povera e bellissima vive da infiltrata nel bel mondo della New York dei primi del Novecento, appoggiandosi a finti amici che la pugnaleranno alle spalle. Si pensa destinata a uno squallido matrimonio di interesse con il primo ricco disposto a proteggerla con il suo portamonete, assicurandole la vita nel lusso di cui crede di non poter fare a meno. Ha ventinove anni e il tempo stringe. Si crede capace di qualsiasi cosa, di ogni ipocrisia, slealtà e menzogna. Ma alla prova dei fatti si lascia scappare qualche buon partito, qualche noioso sciocco buon partito, per il solo splendido piacere di attardarsi a conversare con l’uomo che le piace sul serio e rinuncia a ricattare l’odiosissima donna che contribuirà alla sua rovina. Davanti alla scelta: restituire un debito contratto con un uomo spregevole che con quei soldi crede di aver comprato i suoi favori sessuali oppure fare la fame non ha alcun dubbio. Invece di spiegare se stessa e le sue azioni all’uomo che ama, e che la offende con un’immotivata diffidenza, decide di tacere. I fatti la smentiscono: Lily Bart ha un forte senso morale. Non lo sospettava e la pagherà. Un romanzo che è una storia d’amore, certo, ma che ha il suo centro nel tema che sia la Wharton che il suo amico Henry James, prediligevano: nascita, formazione e scoperta di una morale personale, non pensata, sognata o detta, ma vissuta nel mondo, con l’altro, che di solito a quella morale così privata e viva si oppone. La grandezza. Lily Bart, quindi. La sua bellezza, il suo orgoglio, la sua composta dignità. È lei la mia scelta.
La casa della gioia, Edith Wharton, 1905
Già che ci siete, se vi interessa la faccenda della scoperta del senso morale, leggete anche Quel che sapeva Maisie di Henry James. Invidio chi deve ancora leggere entrambi.
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