“…procedeva arrogantemente nella via affollata, urtando spalle, spingendo la gente per non uscire di rotta. Portava un cilindro piuttosto sfatto appena inclinato sull’orecchio, e batteva i tacchi sul selciato. Sembrava sempre in atto di sfidare qualcuno, i passanti, le case, la città intera, esibizione dell’aitante militare caduto nel mondo dei civili. Nel suo completo da sessanta franchi manteneva però una certa eleganza appariscente, un poco volgare, ma autentica. Alto, ben fatto, biondo, d’un biondo castano che dava sul rossiccio, i baffi arricciati che sembravano spumeggiare sul labbro, occhi azzurri, chiari, forati da una pupilla piccolissima, capelli naturalmente ricci divisi dalla riga in mezzo, sembrava proprio l’“anima nera” dei romanzi popolari.”
La letteratura abbonda di cattivi. Alcuni feroci e violenti assassini, altri sottili macchinatori, alcuni dall’eloquio meraviglioso, la mente complessa, il carattere sfuggente, l’ordine etico deragliato e la natura incomprensibile. Questo è un cattivo le cui motivazioni sono banali, meschine, e in questa sua meschina banalità trova spazio la caratterizzazione di uno dei più odiosi manipolatori che abbia mai abitato un romanzo. Georges Duroy: bel ragazzo, ma goffo, ignorante, intimidito, al principio, da tutto e da tutti, con tutti spietato. Bello e apparentemente inerme, balbettante, e bisognoso, strazierà il cuore di chi gli offrirà aiuto. Non c’è nessun gran disegno dietro le sue azioni, è mosso da ambizioni comuni: essere ricco e potente, essere temuto e rispettato. Il suo è il sogno di rivalsa di un bambino cresciuto in un ambiente gretto di cui lui, per quanto ne abbia orrore, è la massima espressione. Spenderà la sua influenza su uomini e donne, donne soprattutto, senza ritegno. Quella che più umilierà, fino a farla ammutolire d’orrore per aver avuto a che fare con lui, è la stessa che gli donerà il soprannome gentile di Bel Ami. Da perdente a vincitore. Tra prima e dopo: nessuna redenzione, nessun pentimento, mai una volta pagherà per le sue colpe. Entrerà nel romanzo assetato e furioso con il mondo, ne uscirà ubriaco d’orgoglio.
Fate attenzione a un passo del romanzo, alla relazione tra Bel ami e la signora Walter. Lei, avanti con gli anni e non proprio piacente, lo assilla con la sua passione fuori misura. Lui la canzona per la natura inopportuna dei suoi slanci, proprio come Flaubert derideva madame Bovary e le sue melodrammatiche esternazioni amorose con Léon e Rodolphe. In questo passo, forse solo in questo passo, Guy de Maupassant supera il maestro.
“Bel-Ami”, Guy de Maupassant, 1885
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