Due ragazzi che si amano, isolati come il primo uomo e la prima donna, aspettano la fine del mondo in un pub. Fuori l’apocalisse zombie. Dentro la resa alla catastrofe e all’amore. La distruzione del mondo e dell’umanità mantiene in sé qualcosa di salvifico e di giusto, e, per quanto paradossale, la speranza di un nuovo inizio in cui verrà realizzata un’inumana uguaglianza. Il racconto mi piace per la scelta di questa separazione dell’azione, una drammaturgia dell’assedio e dell’orrore, con un mostruoso che convince proprio perché evocato nel fuori campo. Sul finale i resti di quella che è stata l’esperienza dell’uomo sulla terra ci scorrono davanti attraverso un catalogo di dettagli di un’umanità in frantumata che stempera l’orrore nella malinconia. Ma i due ragazzi hanno la loro via di fuga. Come direbbe Yeats: l’amore si consuma (e si divora) e l’ultimo bacio è dato al vuoto
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