«Lei scia molto bene» disse l’uomo guardandola in quel modo indecifrabile (gli occhi erano molto neri e il bianco, bianchissimo). «Come un ragazzo»
La donna disse con voce malsicura: «Non è un complimento».
«E invece lo è» disse l’uomo. “Lei ha i modi del ragazzo, la pelle, perfino la voce».
«Perché, che voce ho?». Si sentiva timida, forse doveva offendersi?
«Ha la voce un po’ rauca».
«Le sembra bello?».
L’uomo la guardò, poi disse: «Bellissimo “e senza salutare scomparve.
Questo racconto tratta dell’incantevole imbarazzo in cui si inciampa davanti a qualcuno che non conosci e che ti piace, della sorprendente e piacevole paura che ne consegue. I due si incontreranno, rideranno e si scruteranno a vicenda pieni di curiosità e incertezze. Sarà bellissimo. E una volta tornata a casa, davanti allo specchio, lei scoprirà di essere un ragazzino, proprio un ragazzino. E la cosa la lascerà senza fiato.
I racconti di Parise, I sillabari, sono una sorpresa dietro l’altra. Delicati, sempre veri, misurati, esatti nella definizione delle emozioni e nella messa in scena delle occasioni che la vita ci regala per entrare in contatto con la parte più onesta e imprevedibile di noi stessi. Questo racconto è un gioiello.
“Donna” da “Sillabari”, Goffredo Parise, 1984
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