Esecuzione

“Si discuteva ogni volta dell’opportunità che i cittadini che indovinavano l’identità della vittima avessero l’onore di servire come boia. La folla lo riteneva giusto – l’adeguamento del proprio istinto al caso che ogni volta mostrava l’indovino non doveva essere negletto. Tuttavia era accaduto in passato che nessuno indovinasse: le autorità imperiali non potevano correre questo rischio; la procedura è il rito e il rito è la procedura.”

“Esecuzione” di AlfredoZucchi SplitShire
pubblicato su #GuidaQuarantadue n.1

La procedura è il rito. Questa potrebbe essere la sinossi del racconto. Il rito è un rito di morte, un sacrificio, che si compie ogni cento anni e che coinvolge un’intera comunità. Qualcuno verrà ucciso, qualcuno impersonerà il ruolo della vittima, qualcuno quello del boia, e questo avverrà seguendo una puntuale successione di atti, in tempi e modi altamente codificati. Il modo in cui tutto avviene è il mondo del racconto, la nettezza con cui viene allestita la scena di cui si impadronirà la morte segna l’arco della storia. Tanti piccoli punti di svolta disturbanti la puntellano, i dettagli sono frutto di un sorteggio, la comunità si macchia di sangue per rinnovarsi, vivere, gioire del sacrificio perché tanto è sempre un altro a morire. E questo altro è un bambino, e l’altro di cento anni prima era suo nonno e li vedremo insieme, alla fine, lasciare il mondo in balia di se stesso, non prima di aver compiuto qualche mossa per raderlo al suolo. Racconto, questo di Alredo Zucchi, di quelli che usano materia incandescente senza depotenziarla dall’interno. Chi è il vero colpevole, chi la vittima? L’autore evade da questo semplice dualismo. Tutto è a fuoco, tutto segue una successione prestabilita che dovrebbe servire a incanalare la pratica orrenda dentro una cornice accettabile, ma il boia ritrova la passione per la moglie al solo pensiero di poter stroncare una vita umana, e la morte si accompagna al sesso, a cui si abbandona il pubblico che è famiglia e cittadino e assassino, boia o testimone non importa, sempre coinvolto. Violenza normativa e impassibilità narrativa. Il sangue sgorga e nessuno rabbrividisce perché, è una vecchia storia,: se tutti sono colpevoli allora sono tutti innocenti.

#IlConvitato #Racconti #CongettureSuJakob

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Pubblicato da Emanuela Cocco

Emanuela Cocco, editor e autrice

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